Roots! n.250 agosto 2021 Avvitagalli

Avvitagalli-Avvitagalli

Avvitagalli – Avvitagalli

by Simone Rossetti

Dall’etichetta più lenta e silenziosa d’Italia tutta (stiamo parlando della barese Music à la Coque) eccoci pervenire un’altra piccola gemma, di quelle che non sanno di esserlo e probabilmente, a loro stessa insaputa, non lo saranno mai; già il nome del gruppo, Avvitagalli, la dice lunga, se poi andate a leggere anche la formazione composta da Efisio Biancofiore alla patate, strumenti artigianali in metallo e legno, oggetti in canna, Pino Montecalvo al riso, tastiera, basso, osso di plastica, alcuni giocattoli e voce e Valentina Magaletti alle cozze, batteria, percussioni, sorgenti magnetiche (special guest Gianluca Ranieri con i suoi frammenti di sassofono) intuirete di non trovarvi proprio davanti ad un album di Beyoncé ma vi assicuriamo che è meglio così. Realizzato nel gennaio di questo 2021 e disponibile sia in formato digitale che nell’intramontabile audiocassetta (spartana, semplice, essenziale, bella); due sole tracce, semplicemente Side 1 e Side 2, entrambe dal minutaggio di poco superiore ai 9 minuti, in totale quasi 20 minuti di intuizioni noise-jazz, abstract e minimal music, collage sonori sperimentali, free-form, un’attitudine (ma solo attitudine) punk-hardcore. Cosa aspettarsi dunque? A seconda dei gusti personali un gran bel sentire, uno scorrere fluido di scarti sonici urbani ed extraurbani, contaminazioni jazz, elettroniche, a tratti geniali come nei cambi di tempo della bravissima Magaletti in Side 1, brano ipoteticamente suddiviso in sei parti dalle molteplici sfaccettature, musica “seria” si direbbe ma anche auto ironica, raramente vi sarà capitato di ascoltare qualcosa di simile (Frank Zappa, così, di pancia), se una fortuna o meno non lo sappiamo, nel caso potrete sempre tornare alla Signorina Beyoncé. Più destrutturata e “metaconcettuale” la seconda traccia, presunto caos disfunzionale, una danza voodoo in stile prime marching bands di New Orleans degli inizi del secolo scorso, musica forse ostica ma spiritualmente superba, quei demoni di una triste e contorta quotidianità che ci ostiniamo a non guardare fino ad una loro inevitabile esplosione ma che qui trovano forma compiuta in un contesto che ha ancora un suo senso, “musicale”, artistico; ecco perchè abbiamo parlato di piccola gemma e questo Avvitagalli lo è, lo è malgrado tutto quello che possiamo pensarne, lo è malgrado questo fottuto mondo e lo è perchè noi ci siamo illusi che non sia un banale sasso ma arte; che dire, bravissimi Avvitagalli. Da Roots! è tutto e come sempre buon ascolto (qui).    

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