Roots! n.432 maggio 2022 Atanas – Enitharmon

Atanas - Enitharmon

Atanas – Enitharmon

(2019, autoprodotto)

by Simone Rossetti

Quanto ci mettiamo del nostro per “stare male”? E se poi quel “male” fosse in realtà un “bene”? Un impellente bisogno di altro? Perché alla fine sarà solo riconoscendosi in quel presunto “male” che potremo ritrovare una sicura via di casa, una intima e personale via di casa quindi un bene (questa volta senza virgolette) non falsato da un’isteria collettiva. Enitharmon degli slovacchi Atanas (Vargar alla voce e basso, M. alla chitarra e Roneth alla batteria) qui al loro album di debutto dopo gli EP Over e II entrambi del 2015; ci toglieremo subito un sassolino dalla scarpa ma visto il “genere” di cui andremo a parlare forse è meglio così, depressive-black metal, il sassolino è quel depressive, no, la musica non lo è e mai lo sarà, depressivo è questo cazzo di mondo, le sue nefandezze ed umane cattiverie, depressivi sono quei miserrimi Signori della nostra sorte e delle sorti di questo pianeta; no, questa musica è altro, è quell’intima dimensione nella quale ritrovarsi o perdersi, quello scudo da frapporre fra noi ed un “male”, quello vero, quello degli altri. Black metal, malinconico, violento, drammatico, un album “immenso” (non una certezza ma per alcuni lo sarà) del quale riusciamo a parlarne anche con un una certa difficoltà perchè vorrebbe dire esporsi ad altro, esporsi a noi stessi, esporsi alle nostre quotidiane miserie; suonato alla grande, sezione ritmica devastante; M. alle chitarre che ci viene solo da dire tanto di cappello perché di meglio non sarebbe stato possibile fare, la voce di Vargar, uno scream di dilaniante intensità e poi tutto un rincorrersi fra brusche frenate e ripartenze improvvise e se possibile ancora più violente, inserti acustici di rara bellezza, esplosioni di un lacerante dolore quasi fisico e necessario per poter poi e finalmente librarsi in un volo dove il “male” non potrà più raggiungerci/vi e per una volta riposare sereni ed abbracciare chiunque abbiate accanto con una forza diversa, nuda in tutta la sua purezza. No, questa volta non troverete alcuna “disamina” di nessuna delle 7 tracce componenti questo lavoro questo per tutta una serie di motivi che forse avrete intuito (e forse compreso); a voi la scelta se accontentarvi di un ingannevole “star bene” o se guardare oltre, guardarvi dentro in un quanto mai salvifico “star male” che nel caso vi stiate smarrendo (o vi siate già smarriti, comprensibile visto il nulla di questi tempi) saprà indicarvi la giusta via di un ritorno. Enitharmon degli Atanas, siete su Roots! e come sempre buon ascolto (qui).                     

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