Roots! n.283 ottobre 2021 Alessandro Monti

Alessandro Monti - Monti

Alessandro Monti – Monti

by Simone Rossetti

Un album di debutto che ci ha spiazzato come pochi altri; per farla breve ci siamo arrivati con una certa “riluttanza” e non sappiamo di preciso nemmeno il perchè, si fa presto a dire “musica elettronica” (ma anche rock), poi però servono le idee e non un prodotto preconfezionato da supermercato, cosa aspettarsi dunque? Semplicemente un buon album, con tutti i suoi “limiti” ma a tratti anche un gran bel sentire e, cosa non da poco, indipendentemente dalle proprie preferenze personali. Ecco perchè ci ha sorpreso, perchè ha quella “fragilità” che può essere al tempo stesso imperfezione ma anche urgenza espressiva, quel respiro più prossimo all’arte; poi è tutto discutibile, opinabile, controvertibile, questa non è la verità né la nostra verità (della quale non ce ne può fregare di meno), sono solo considerazioni che alla fine, come sempre accade, lasciano il tempo che trovano, tant’è, sono le nostre. Alessandro Monti, veneziano, già nel progetto/collettivo Unfolk e qui al suo album di debutto pubblicato dalla M.P. & Records in questo inizio autunno 2021 che sembra non promettere niente di buono malgrado tutto quello che ci vogliono far credere; album interamente composto e suonato da Alessandro ad esclusione dell’ultima traccia, We Are The Guest Stars, che vedrà la collaborazione di Daniele Principato alla chitarra elettrica e synth e Franco Moruzzi alla batteria. Sapete quando vi viene in mente “quella cosa” e non vi riesce più di levarvela dalla testa? In questo caso è un nome, non sappiamo quanta attinenza effettivamente possa esserci (sempre che ci sia) e potremmo sbagliarci ma è un nome che oramai resta lì, come sospeso, quindi tanto vale toglierci il sassolino dalla scarpa, David Sylvian (solista, non quello con i Japan). Nome che probabilmente non c’entrerà nulla ma questa musica (per composizioni, approccio, attitudine) ne ha tutte le potenzialità; potenzialità non vuol dire che “è”, vuol dire solo che “ha” un qualcosa, un qualcosa in divenire ed interessante. Limiti, perchè ci sono, forse quelli di un “troppo” quando invece basterebbe un meno; musica ambient-elettronica con inserti acustici che non sono solo un “contorno” ma essenziali alle dinamiche armonico-melodiche come nella traccia iniziale Turning Of A Wheel dall’incedere sognante e malinconico con una prima parte strumentale ed una seconda (un passaggio che non ci convince del tutto) più acustica, bella ed interessante nel suo svolgersi ma resta l’impressione di stare ascoltando due brani a sé; l’intro di Low Tech Montage Part 1 è semplicemente bellissimo, arioso, quel respiro che qui diremmo universale, poi subentra la chitarra acustica e la magia sembra svanire, intendiamoci, resta un bel brano (e comunque sono scelte artistiche e personali non discutibili), anche qui una seconda parte notevole dalle atmosfere più ambient fino al finale dove torneranno le sole note di piano, pochi secondi di quel fascino misterioso e senza tempo che rimanda alla musica di Erik Satie o Debussy. Più sperimentali le sonorità di Interference And Dissonance, non male ma che richiederebbero anche altro per non diventare troppo fini a se stesse mentre la successiva Let The Ocean In sembra fuori contesto, ha quel “troppo” che non lega col resto, poi ci stà tutto, le “orecchie” sono sempre un qualcosa di strettamente personale. Ci stà tutta invece Seven And Seven, e si, quella la via maestra da perseguire, in questo pezzo c’è qualcosa che trascende da tutto il resto, è compiuto, è così come dovrebbe essere e basta, tanto di cappello; a chiudere questo lavoro spetterà alla più corale We Are The Guest Stars con belle atmosfere dark-ambient ma dove gli inserti elettronici sembrano non legare così bene. Monti è questo e non potrebbe essere diversamente (almeno non ancora ma lo sarà), ha le giuste intuizioni e qualche incertezza da limare ma l’input è quello giusto, si tratta di scegliere una strada ed avere il coraggio di percorrerla fin nei suoi più oscuri e remoti angoli, cosa mai facile e con i suoi rischi ma che vale sempre la pena correre (a meno che non ci si voglia accontentare delle solite banalità e mediocrità oramai dilaganti). Precisazione, album che per scelta dell’autore (più o meno condivisibile, non importa) non troverete su nessuna delle varie piattaforme musicali ma solo qui (in vendita) od un breve “teaser” (che però lascia il tempo che trova) qui. Da Roots! è tutto e come sempre buon domani.   

Tracklist

  1. Turning Of A Wheel
  2. Low Tech Montage Part 1
  3. Low Tech Montage Part 2
  4. Low Tech Montage Part 3
  5. Interference And Dissonance
  6. Let The Ocean In
  7. Seven And Seven Was
  8. We Are The Guest Stars

3 Risposte a “Roots! n.283 ottobre 2021 Alessandro Monti”

  1. …Inoltre il breve teaser cui si fa cenno alla fine è stato volutamente realizzato come opera sé stante: ho approfittato dell’occasione per creare un’interpretazione nuova delle musiche partendo dalla fine e non seguendo la normale successione dei pezzi. Ruth Tidmarsh (Alternative TV) ha creato le varie sezioni basandosi esclusivamente sulla grafica di copertina, un’impresa non facile ma in linea con l’idea stessa del lavoro, in cui i suoni vengono allungati, dilatati e spostati come i punti e le linee del disegno.

  2. Sono giunto fino a qui per puro caso: tra le varie reviews del cd “monti”, questa appare alquanto interlocutoria e credo necessiti di un’ulteriore spiegazione. Mi rendo conto che il lavoro possa sembrare spiazzante, ma alla luce del risultato (e soprattutto dei mezzi utilizzati) considero questa qualità un pregio e non un difetto. Ho sempre pensato che un lavoro non debba essere fruito immediatamente ma per gradi, scoprendone i segreti ascolto dopo ascolto: questo cd non fa eccezione. Certamente è nato in un momento difficile della mia vita, dopo 4 ricoveri e 2 interventi chirurgici seri a cui è seguito il primo lockdown; così ho deciso di prendere con filosofia la lunga convalescenza decidendo di scrivere alla mattina e registrare nei pomeriggi, senza avere la minima idea di quello che sarebbe successo! Il libro “Riproduzione Casuale, sistemi d’ascolto non lineari” è uscito su Arcana Editrice ed è attualmente disponibile ovunque. Il libro rappresenta un percorso musicale di una vita, è solo parzialmente autobiografico ma suggerisce autori e dischi (soprattutto oscuri) che generalmente non vengono menzionati dai vari saccenti e opinionisti. Vederlo pubblicato è stata una grande soddisfazione e lo consiglio a chi voglia avere un’idea realmente alternativa della musica, soprattutto alla luce della situazione allarmante in rete (l’ultimo capitolo è devastante). La pubblicazione del disco “monti” non era prevista: al suo autore pareva solo una serie di esperimenti realizzati con Audacity, un sistema free molto interessante disponibile in rete. A questo proposito credo non esistano in circolazione dischi realizzati in casa con tale programma e già questo è un risultato più unico che raro. Nell’inlay del cd ho elencato tutti i programmi utilizzati: è stata una specie di sfida partire da semplici files di chitarra acustica e costruire sopra il resto con samples e suoni d’ogni genere. Il metodo è stato molto simile a quello utilizzato nell’hip hop, con la differenza che ho operato in senso armonico piuttosto che ritmico. Assieme a quel genere le mie influenze musicali in questo lavoro sono principalmente certo post-rock anni 90, la musica concreta storica e il songwriting acustico. E’ stato grazie all’entusiasmo e alla disponibilità della MP& Records se oggi possiamo ascoltare il frutto di quei lunghi mesi di solitudine… il resto è spiegato all’interno del cd e sono davvero felice che il tutto risulti spiazzante 😉 Saluti – A.M.

    1. Ciao e buonasera, ci ha fatto veramente piacere leggere le tue considerazioni, belle e giuste a prescindere; per correttezza (sono Simone Rossetti) sono tornato a rileggermi quanto avevo scritto ed a scanso di equivoci non cambierei una virgola, non perchè creda di avere la verità in tasca e ti giuro che non potrebbe fregarmene di meno ma per due motivi; il primo, hai parlato di “reviews”, recensioni, ecco, noi non recensiamo ma preferiamo dire che parliamo di musica e non è propriamente la stessa cosa, vuol dire che non ci accontentiamo di un semplice “bello/brutto” (né tantomeno di compiacere qualcuno), il che presuppone anche il rischio di sbagliare, non capire bene un lavoro come di lasciarsi andare ad un troppo facile entusuasmo, in poche parole di metterci la faccia, il nostro pensiero, la nostra pancia. Secondo, il dubbio di stare ascoltando qualcosa che poi troverà una sua forma compiuta solo a livello personale, a differenza di quanto ci propinano quotidianamente, l’album di successo non vuol dire nulla, lo si ascolta ma nulla accade, a dire che un album è un capolavoro sono tutti buoni ed alla fine quello che conta è il ritorno economico, no, preferiamo (nel tuo caso ho preferito, forse sbagliando, non lo so ma non avrei potuto scriverlo diversamente) lasciare che sia la curiosità, il desiderio di scoprire qualcosa che non è un semplice “prodotto” da supermercato (in caso contrario non ne avremmo parlato), spiazzante (come ho scritto, con “limiti” ma anche un bel sentire), questi tempi hanno bisogno della tua musica come di questo “dubbio” che impone un pensare, delle scelte, avresti preferito che scrivessimo che era un bellissimo album? Non credo e poi a che pro? Io mi sarei reso la vita più facile, probabilmente te avresti venduto qualche copia in più ma non sarebbe stato onesto nei tuoi confronti (in quelli della tua musica) e nemmeno in quello che facciamo qui. Bene, ti ringrazio di cuore e mi fa enormemente piacere che hai ritenuto giusto precisare certe cose, ciao Simone.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!